Una vita a curare gli altri. Ma il medico, come sta?
Conclusa la prima indagine che ha studiato professionalità ed aspettative dei camici bianchi under 40. Promossa dall’Ordine dei Medici di Ancona, la ricerca si è posta l’obiettivo di conoscere meglio una categoria tanto necessaria quanto sottovalutata dal sistema.
Sono tanti e ogni giorno, in corsia come in ambulatorio, garantiscono il diritto alla salute dei cittadini. Fanno turni massacranti, al servizio di un sistema sanitario che li ha formati, ma che non sempre sa tutelarli. Sono i nostri medici. Professionisti talmente identificati con la missione di proteggere la salute altrui che non viene neanche in mente di chiedersi come stiano loro, in quali condizioni lavorino, con che aspettative e se – potendo tornare indietro – sarebbero ancora disposti a prestare il giuramento di Ippocrate. Ci ha pensato invece l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Ancona che, primo ed unico in Italia, ha chiamato a rapporto i propri iscritti under 40 coinvolgendoli in una ricerca scientifica volta a conoscere e comprendere meglio l’universo dei camici bianchi. Un’indagine sviluppata su scala territoriale in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche, con l’obiettivo di colmare quel vuoto conoscitivo che esclude di fatto il nostro Paese dal dibattito internazionale sulla professione medica.
I dati raccolti hanno tracciato l’identikit dei giovani medici iscritti all’Ordine tra il 2001 e il 2011. Le rilevazioni hanno riguardato l’ambito professionale ma anche quello personale, fornendo così uno spaccato del mestiere a trecentosessanta gradi, che ha fatto emergere risultati significativi. Primo tra tutti il fatto che si scelga ancora di fare il medico per passione e non per prestigio o fattori economici. La fotografia è quella di una generazione medica che punta sull’ideale filantropico, mossa dall’amore per la medicina e desiderosa di fare al meglio il proprio lavoro, rinunciando anche a ferie e tempo libero. Si è dimostrata l’esistenza di un patrimonio professionale di inestimabile valore, che non si presta alla fuga dei cervelli ma vuole restare ad esercitare nel proprio Paese. Ma emerge anche quanto sia complesso oggi essere medico, a causa dei tanti lacci e lacciuoli imposti dalla burocrazia che ne ingessano ogni entusiasmo e limitano sempre più il “tempo clinico” da dedicare ai pazienti. Insomma, il mondo sanitario nazionale non è sempre in grado di cogliere le potenzialità di questi giovani professionisti, un fatto che potrebbe determinare non pochi problemi in futuro per la tenuta del sistema. Le maggiori difficoltà denunciate dai giovani medici riguardano infatti principalmente l’assenza di supporto da parte di quel sistema pubblico in cui tuttavia si continua a credere, visto che la maggior parte di loro lo preferisce all’esercizio della professione in forma privata.
Promotore della ricerca, prima nel panorama nazionale ad aver voluto avvicinarsi così intimamente al mondo dei medici, il Presidente dell’Ordine di Ancona, Fulvio Borromei, secondo cui conoscere il profilo dei medici italiani, specie i più giovani, aiuta a non cadere in semplicistiche generalizzazioni, consentendo al nostro Paese di esportare il valore dei suoi dottori anche oltre confine. Questa ricerca ha già fatto la sua parte.