I medici alla Regione: dopo la pandemia, cambiare metodo

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Il Presidente Omceo Ancona, Fulvio Borromei, ribadisce la necessità di un tavolo di concertazione concreto per porre fine a storture del sistema maturate in 20 anni di non programmazione. “C’è stato razionamento anziché razionalizzazione: correre ai ripari prima che sia troppo tardi”.

Dopo il Covid nulla sarà più come prima, si è sempre detto. In alcuni casi, che passata la pandemia le cose possano finalmente cambiare piega è non solo un auspicio, ma un’urgenza: la classe medica, stremata da due anni drammatici trascorsi in trincea, in un contesto sanitario come quello attuale rischia di non poter più essere in grado di rispondere alle esigenze di cura della collettività. Anche perché arriva fiaccata da ben 20 anni di mancata programmazione vera, sia a livello centrale che regionale, fondamentale per permettere al medico di essere compiutamente medico. A lanciare il monito è il Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Ancona, Fulvio Borromei, che ribadisce l’impellente necessità di cambiare metodo di confronto e partecipazione, attivando al più presto un tavolo di concertazione permanente con le massime autorità politiche e sanitarie della Regione: “La questione medica comprende una miscellanea di problematiche che si sono stratificate nel corso dell’ultimo ventennio e che derivano da una politica che ha sempre agito razionando le risorse anziché razionalizzandole – dice BorromeiCosì ci troviamo di fronte a criticità che di fatto mettono i medici nella condizione non poter più fare il loro lavoro. Fino ad oggi il sistema ha tenuto perché il senso di responsabilità della categoria ha sopperito alle mancanze. Basti pensare alla carenza di sostituti, in pediatria e in medicina generale, come ad esempio per le colleghe che vanno in maternità. Spesso non ci sono stati sostituti neppure quando alcuni medici di medicina generale e pediatri hanno avuto il Covid e sono stati costretti a lavorare da remoto pur di non abbandonare i loro pazienti. Pensiamo ai medici dei Pronto Soccorso, che continuano a lavorare spesso senza pause e supportati da medici di altri reparti per sopperire alla carenza. I medici si sono sostenuti a vicenda, ma non possiamo più pretendere l’impossibile da una classe medica che si è dimostrata tutta egregia nella pandemia. O forse abbiamo già dimenticato i tanti colleghi morti per il Covid e le loro famiglie? Chiediamo di aprire un confronto serio con i poteri decisionali perché si rischia il collasso. Mancano i tutors medici, per cui sono a rischio a breve la laurea abilitante in medicina e il corso specialistico in medicina generale”.

Rivedere gli organici, stabilire meglio le funzioni, organizzare nuove turnazioni. Ma anche più borse di studio, più attenzione all’habitat lavorativo e meno burocratizzazione della professione, per restituire finalmente al medico quel ‘tempo clinico’ che sta alla base del rapporto con i pazienti: sono solo alcuni dei tanti nodi da sciogliere prima che sia davvero troppo tardi. “In questi 20 anni sono state lasciate tante ‘buche per strada’ – continua Borromei Se non ricostruiamo il ‘selciato’ nessuna riforma importante sarà possibile. Occorre però cambiare il metodo politico, occorre ‘reingegnerizzare’ la sanità. Mi piacerebbe che ci fosse un PNRR anche per il medico, che invece non c’è, mentre lo si vuole sempre più ‘amministrare’. Auspichiamo che dopo la terribile parentesi della pandemia si abbia la volontà vera di inserire i medici nel confronto, fattivamente e non solo a parole. Senza partire dal particolare non si può pensare di risolvere il generale. Noi come Omceo di Ancona, e anche insieme a tutti gli altri Ordini delle Marche, ancora una volta, siamo a disposizione. Ma bisogna far presto’.

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