Resto del Carlino, 04/01/23: “Medici, serve un Piano Marshall, altrimenti scapperanno all’estero”
Il presidente dell’Ordine Borromei dopo le parole di Acquaroli: «Solo il Governo può intervenire sulle Regioni»
Carenza di personale, medici in particolare. È questa l’emergenza del momento, in Italia e nelle Marche, come ribadito dal presidente della Regione, Francesco Acquaroli durante l’incontro con la stampa dell’altro ieri. Acquaroli ha sollecitato il Governo a intervenire per ammorbidire la rigidità dei tetti di spesa in sanità e di mettere mano a un piano delle
assunzioni. Una carenza che riguarda tutti gli ambiti della professione, dai medici ospedalieri a quelli di medicina generale, con particolare criticità in alcune aree, come ad esempio i pronto soccorso, mai come nell’ultimo anno sotto forte pressione. Acquaroli ha ricordato come l’aumento esponenziale delle borse di studio attivate sia per i medici di base che per le specializzazioni dovrebbe portare beneficio tra qualche tempo, inoltre ha chiesto una deroga di due anni per la messa in quiescenza dei medici. L’emergenza però è attuale. Su questo abbiamo sentito il parere dell’Ordine dei Medici della provincia di Ancona, Fulvio Borromei, che conferma la situazione molto delicata.
Dottor Borromei, la categoria che lei rappresenta è davvero così in difficoltà in questo periodo storico?
«Direi di sì e il peggio potrebbe non essere ancora arrivato. Credo che i prossimi cinque anni saranno molto difficili se non si interviene con vigore».
Chi dovrebbe intervenire secondo lei?
«Il problema è di natura nazionale che poi ovviamente si riverbera sulle singole regioni. Ora serve un Piano Marshall della sanità che soltanto il Governo può attuare. Al centro di questo piano ci devono essere i medici, maltrattati per troppi anni a cui adesso va riconosciuto qualcosa di più. penso agli stipendi, rimasti invariati negli ultimi dieci anni, ma non solo questo».
Le istituzioni non se ne potevano accorgere prima di questa deriva?
«L’ordine nazionale e la federazione dei medici se n’erano accorti per la precisione 18 anni fa. Una proiezione proprio ai primi anni ’20 del terzo millennio prevedeva una crisi del genere. Si diceva ‘il sistema andrà in crisi per carenza di specialisti. Ora i nodi vengono al pettine».
Fare il medico non attrae più come una volta, manca la vocazione?
«Ci credo se poi i colleghi rischiano denunce o di essere aggrediti, penso a quelli del pronto soccorso. A livello di preparazione le università italiane, compresa quella di Ancona, sono al top, ma dopo averli formati li facciamo scappare all’estero. I medici italiani sono tra i più bravi per una serie di motivi, dai curriculum al rapporto coi pazienti e così via, poi però a goderne i benefici sono altri».
Quindi il vincolo di spesa va alleggerito se non tolto del tutto in questa fase?
«Nel 2023 il compito primario della Conferenza Stato-Regioni sarà quello di reperire fondi per curare i deficit della sanità, a partire dal rapporto con la categoria che rappresento. Se ciò non accadrà a rischio potrebbero essere la cura e l’assistenza per i cittadini. Già il Covid ha creato questa frattura, se non si interviene nei prossimi dodici mesi si rischia il collasso».
Quanto incide la presenza della sanità privata, penso alle cooperative che pagano a gettone medici per i pronto soccorso?
«Ciò accade perché i medici non si sentono più tutelati. Molti colleghi, alcuni appena andati in pensione, ma non decrepiti, scelgono di passare alla privata perché è più conveniente. Il problema è che la cosa sta accadendo anche con chi non è ancora andato in pensione. Un’inchiesta da noi commissionata ha evidenziato che il 25% dei
medici tra 35 e 50 anni sarebbe disposto a mollare l’area pubblica per passare alla privata. Al tempo stesso però dico che se ai medici si desse di più la maggior parte sarebbero disposti a restare. Basterebbe così poco».
Oltre agli stipendi quale problema andrebbe subito risolto?
«Eliminare la burocrazia».