Resto del Carlino, Borromei su eliminazione test medicina: “Non si risolve così la carenza di medici”
Fulvio Borromei, presidente dell’Ordine dei
Medici di Ancona, che ne pensa di questa riforma?
«Penso che la programmazione non sia stata ottimale: è mancata un’istruttoria e un’attenta valutazione delle esigenze universitarie e formative che portasse poi a elaborare il testo che è
stato votato in Senato. Certo sarà contenta l’opinione pubblica perché sappiamo che l’argomento fa molta presa anche sui media ma non possiamo dare risposte istintive ed emotive che non tengano conto di elementi complessi».
Quindi secondo lei questa novità dell’abolizione del test di ingresso a Medicina non risolve la questione della carenza di medici?
«Esatto, le cause di questa emorragia di personale medico ovviamente sono da ricercare altrove. Per fare un esempio, negli ultimi 20 anni
su 1000 medici laureati solo la metà potevano terminare il corso di studio specialistico mentre agli altri non era permesso per mancanza di
posti disponibili. Poi con l’intervento degli Ordini ci abbiamo messo una pezza per così dire
ma moltissimi colleghi hanno scelto di fare carriera all’estero. E non mi riferisco a Dubai di cui
adesso si parla così tanto ma a Paesi come Francia, Germania, Austria, Inghilterra, Stati Uniti
dove potevano trovare condizioni di lavoro diverse e dove soprattutto hanno potuto terminare il corso di studi specialistici».
L’abolizione del numero chiuso quali criticità porterà?
«Parliamo soprattutto di problematiche di tipo didattico perché andranno modificati i luoghi
di formazione nelle varie università. Bisognerà trovare spazi e personale docente per far fronte a un numero di iscritti a Medicina sensibilmente in aumento. Quali saranno le materie
che si studieranno nei primi sei mesi? Chimica, fisica, matematica? Materie umanistiche? Spero che non si vogliano trasformare i medici in
intelligenze artificiali. Vorrei che si pensasse a un numero programmato di ammessi a Medicina in base alle reali esigenze del sistema senza finte soluzioni dettate dall’istintività».
Lei quali soluzioni intravede?
«Dobbiamo affrontare in primis la questione medica che non è soltanto nei numeri che interessano il nostro sistema sanitario. Interroghiamoci sulle condizioni in cui i medici sono costretti a operare, sul perché circa 10mila medici negli ultimi anni sono emigrati. Evidentemente non li abbiamo saputi mettere in condizione di specializzarsi né lavorare in maniera adeguata. La questione medica è la prima cosa da affrontare e comprende tanti aspetti, come la formazione continua lungo tutto il corso della vita. Spero in definitiva che questo testo venga rivisto e corretto o almeno implementato: noi
come Ordine dei Medici non ci poniamo in atteggiamento oppositivo ma dialettico, e vogliamo portare all’attenzione delle persone la questione medica anziché quella del numero chiuso. Da parte loro le Università si sono prodigate
per aumentare il numero degli iscritti ammessi,uno sforzo c’è stato. Ora serve l’impegno di tutti per affrontare seriamente le criticità del nostro sistema sanitario».