Dai Ginecologi un grido d’allarme che va ascoltato
Il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Ancona, Fulvio Borromei, interviene sullo sciopero che il prossimo 12 febbraio fermerà le sale parto di tutta Italia: “Sono costretti ad agire perché esasperati dalla situazione lavorativa difficile. Siamo solidali.”
Il prossimo 12 febbraio potrebbero non nascere bambini nel nostro Paese: lo sciopero dei ginecologi italiani e delle ostetriche, annunciato per quella data, fermerà – fatte salve naturalmente le emergenze – le sale parto di tutta Italia. Una mobilitazione mai vista in forma così massiccia e su scala nazionale, sulla quale interviene anche il Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Ancona, Fulvio Borromei, per esprimere solidarietà e vicinanza alla categoria: “I ginecologi – dice Borromei – che sicuramente non intendono abbandonare la strada che hanno sempre seguito, cioè prendersi cura della donna e della sua maternità, ma si trovano tuttavia costretti a minacciare questa forte forma di protesta affinché le motivazioni che la inducono vengano seriamente ascoltate dal mondo politico”.
In particolare, al centro della questione vi sono lo sproporzionato contenzioso medico-legale e l’aumento del numero dei processi sia penali che civili ai danni dei medici, che si trovano a dover affrontare costi elevatissimi delle assicurazioni senza avere alcuna tutela professionale. “L’Omceo di Ancona – continua Borromei – è attento a questa problematica ed esprime la sua solidarietà ai colleghi ginecologi, auspicando che questi professionisti siano ascoltati nell’interesse della salute pubblica ottenendo quella maggiore tutela professionale che spetta loro e di lavorare in un habitat consono alla dignità e al ruolo che essi svolgono a favore di tutta la società. L’ordine si mette inoltre a disposizione in tutto ciò che possa facilitare il dialogo e le giuste soluzioni e questo non solo per ciò che riguarda i ginecologi, ma anche per tutte le altre branche specialistiche che in questo momento si trovano ad affrontare problematiche simili: solo così si possono difendere il Sistema Sanitario Nazionale e il Sistema Sanitario Regionale”.